Date di scadenza: le sappiamo distinguere veramente?
Una parte dello spreco alimentare è determinata dalle date di scadenza.
Molti consumatori non conoscono la differenza tra i termini "Da consumare entro" e "Da consumare preferibilmente entro”.
Facciamo subito un po' di chiarezza:
come ricorda l'Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav), l'indicazione "Da consumare entro" è riservata agli «alimenti particolarmente sensibili, che presentano il rischio di moltiplicazione di germi patogeni o di formazione di sostanze nocive» (carne fresca, prodotti salmistrati pastorizzati nella confezione, formaggi molli e freschi, panini, pizze fresche, piatti pronti freschi e pastorizzati, prodotti di pasticceria e insalate e germogli preconfezionati).
"Da consumare entro" è quindi l'unica vera e propria data di scadenza.
La dicitura "Da consumare preferibilmente entro" indica il cosiddetto Termine minimo di conservazione (TMC): interessa la maggior parte degli alimenti e indica il momento fino al quale un alimento conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione.
Il consumo è privo di rischi anche dopo un certo periodo di tempo da quella data, a condizione che il prodotto sia inodore e non presenti anomalie dal punto di vista estetico e gustativo.
Quanto in là possiamo spingerci rispetto a quanto indicato in etichetta? Dipende dai casi ma, in linea di massima, più lungo è il termine minimo di conservazione previsto per un determinato alimento e maggiore sarà il margine di tolleranza. Per intenderci: il tonno in scatola, che dura anni, se assunto tre mesi dopo la data indicata non avrà differenze significative.
Bisogna prestare più attenzione per quei prodotti dove il termine è più breve (ad es. uova e yogurt). Questo vuol dire che potremmo mangiarle anche qualche giorno dopo il TMC, ma senza esagerare con le tempistiche.
Molti consumatori non conoscono la differenza tra i termini "Da consumare entro" e "Da consumare preferibilmente entro”.
Facciamo subito un po' di chiarezza:
come ricorda l'Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav), l'indicazione "Da consumare entro" è riservata agli «alimenti particolarmente sensibili, che presentano il rischio di moltiplicazione di germi patogeni o di formazione di sostanze nocive» (carne fresca, prodotti salmistrati pastorizzati nella confezione, formaggi molli e freschi, panini, pizze fresche, piatti pronti freschi e pastorizzati, prodotti di pasticceria e insalate e germogli preconfezionati).
"Da consumare entro" è quindi l'unica vera e propria data di scadenza.
La dicitura "Da consumare preferibilmente entro" indica il cosiddetto Termine minimo di conservazione (TMC): interessa la maggior parte degli alimenti e indica il momento fino al quale un alimento conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione.
Il consumo è privo di rischi anche dopo un certo periodo di tempo da quella data, a condizione che il prodotto sia inodore e non presenti anomalie dal punto di vista estetico e gustativo.
Quanto in là possiamo spingerci rispetto a quanto indicato in etichetta? Dipende dai casi ma, in linea di massima, più lungo è il termine minimo di conservazione previsto per un determinato alimento e maggiore sarà il margine di tolleranza. Per intenderci: il tonno in scatola, che dura anni, se assunto tre mesi dopo la data indicata non avrà differenze significative.
Bisogna prestare più attenzione per quei prodotti dove il termine è più breve (ad es. uova e yogurt). Questo vuol dire che potremmo mangiarle anche qualche giorno dopo il TMC, ma senza esagerare con le tempistiche.
La regola valida da tener sempre presente è: «Osservare, annusare, assaggiare, gustare».